Autoritratto in divisa
- Autore
- Giuseppe Terragni
- Data
- 1929
- Tecnica e supporto
- Matita su carta
- Dimensioni
- 22,5 x 18 cm
- Collezione
- Galleria Crédit Agricole - Refettorio delle Stelline
- Ubicazione
- Como
Dell’architetto autore dalla celebre Casa del Fascio di Como (1936) e appartenente al Gruppo Sette – che dal 1926 svolse un ruolo preminente nella nascita e definizione del razionalismo italiano – è probabilmente poco nota l’attività come artista figurativo. Infatti, come ricorda Mario Radice, «Terragni, tra l'altro, dipingeva; e lo faceva abbastanza bene: faceva dei paesaggi, dei ritratti... Disegnava anche bene: i suoi disegni di architettura, i bozzetti, sono stupendi, fatti così, a mano libera...». Terragni, come architetto, fu vicino alle esperienze del funzionalismo e del costruttivismo: a livello artistico si posizionava invece nell’ambito più conservatore di Novecento, e di quel classicismo metafisico propugnato dal gruppo Valori Plastici – la rivista d’arte fondata da Mario Broglio nel 1918 – che non precludeva però interessanti aperture verso l’esperienza del Blau Reiter, di De Stijl e del surrealismo.
Il grande dipinto aolio, realizzato sempre lo stesso anno della realizzazione di questo autoritratto di cui ne è il bozzetto propedeutico, raffigura il giovane Terragni in divisa d’ufficiale d’artiglieria tra tre commilitoni, Rritto in piedi con lo sguardo che assertivamente fissa l’osservatore di sguincio. Questa tipologia di autoritratto è abbastanza caratteristica del periodo: identificarsi tipologicamente con il proprio mestiere è un modo per affermare sé stessi e il proprio ruolo sociale e professionale. Basti pensare al ritratto di Ubaldo Oppi L’ingegnere (1926) o il monumentale autoritratto di Anselmo Bucci ne I Pittori (1921-24), dove il pittore marchigiano si ritrae con fierezza nei suoi umili panni da lavoro.
Focus sull'opera
Mentre il dipinto è di sapore sironiano, anche se di un cromatismo meno tetro, il bozzetto si caratterizza per un tratto scioltissimo e svelto, che ritorna spesso sui particolari già tratteggiati, in un moto incessante di linee che sembrano seguire il pensiero in divenire dell’artista.
E’ opportuno a questo proposito rilevare come l’opera si organizzi sostanzialmente su due livelli. In primo piano l’autoritratto dell’artista, caratterizzato dai toni salienti dall’azzurro ceruleo del grande manto e dagli alamari dorati; sullo sfondo il gruppo degli artificieri intenti a caricare il grande cannone campale, che si attesta sui toni quasi monocromi dei grigi e delle ocree, come fosse un fondale arabescato, ma di gusto spiccatamente macchinistico e industriale.
Nel bozzetto viene delineato soltanto quest’ultimo livello, mentre l’ingombro della figura di Terragni all’interno della composizione viene sommariamente descritto da poche e decise linee. Questo disegno esprime quindi intenti fortemente progettuali, mostrando un’attenzione quasi architettonica all’organizzazione dei vari elementi nello spazio virtuale del foglio.