Fine del Carnevale
- Autore
- Gianfilippo Usellini
- Data
- 1969
- Tecnica e supporto
- Olio su tela
- Dimensioni
- 160 x 90 cm
- Collezione
- Cariparma
- Ubicazione
- Piacenza
Formatosi a Brera, prima al Liceo e poi all’Accademia, esordisce nel 1926 in occasione della XV Esposizione internazionale d’arte della città di Venezia con l’opera L’accademia. Durante il Ventennio, Usellini ha modo di collezionare innumerevoli commissioni, oltre ad occasioni espositive di alto livello, tra cui possono essere ricordate la I, II, III e IV Quadriennale nazionale d’arte di Roma; nel 1932 Volo pindarico (Il poeta) fu ammesso alla XVIII Biennale di Venezia (successivamente, partecipa anche alle XIX XX XXII XXIII XXIV edizioni); nel 1933, nell’ambito della V Triennale d’arte di Milano, , nell’atrio della galleria della pittura murale voluta da Mario Sironi, l’affresco Le quattro età. L’anno successivo lavora alla serie dei sei dipinti murali a encausto sul tema del lavoro in Valtellina nel salone d’onore del palazzo del Governo di Sondrio, progettato dall’architetto Giovanni Muzio. Nel 1937 è tra gli artisti chiamati a rappresentare l’Italia all’Esposizione internazionale di Parigi e premiato con la medaglia d’oro, ottenendo, sempre nello stesso anno, numerose commissioni in ambito ecclesiastico.
In tutta la sua carriera, il pittore si mantiene fedele alla propria formazione novecentista, dove la fascinazione per i “primitivi” toscani lo conduce ad accostarsi alla pittura murale di carattere monumentale, e che lo spinge a dipingere sovente con la tempera all’uovo, stesa a velature, e ad utilizzare come supporto la tavola al posto della tela. Nel dopoguerra, Usellini sviluppa una pittura intesa come narrazione visiva, dove – tra suggestioni di sapore metafisico e surrealista – emergono temi iconografici antichi e ricorrenti: angeli e demoni, Pegaso e Icaro, e il Carnevale: quest’ultimo inteso come metafora della condizione umana.
Focus sull'opera
Il dipinto Fine del Carnevale, ambientato nel cortile di una casa a ringhiera di tradizione padana, all’ora del crepuscolo, intende probabilmente trasmettere quel senso di sottile malinconia che accompagna la fine di ogni festa. I costumi carnascialeschi abbandonati sulle balaustre, i resti dei festoni appesi ai muri, le ghirlande di stelle filanti penzolanti dalle ringhiere – il tutto immerso in una livida atmosfera serotina – parlano di abbandono e solitudine, mentre una misteriosa figura scura e velata, forse di donna, uscendo dall’androne, abbandona la scena.