The Last Supper
- Autore
- Andy Warhol
- Data
- 1986
- Tecnica e supporto
- Olio su rame
- Dimensioni
- 100 x100 cm
- Collezione
- Galleria Crédit Agricole - Refettorio delle Stelline
- Ubicazione
- Milano
Andy Warhol è stato un pittore, grafico, illustratore, scultore, sceneggiatore, produttore cinematografico, produttore televisivo, regista e direttore della fotografia statunitense. Warhol iniziò a lavorare come grafico pubblicitario presso riviste come Vogue, Glamour e Harper's Bazar, ottenendo subito numerosi consensi. Dagli anni ’60 in poi diventa una delle figure predominante del movimento della Pop art e uno dei più influenti artisti dell’epoca. Dal 1963 al 1970 sospese l'attività pittorica per girare film e fondò a New York la Factory, un vero e proprio incubatore di stile e tendenze artistico-culturali. Notissime le sue serie serigrafiche dedicate al concetto della riproducibilità e della commercializzazione dell'arte.
Focus opera
I proverbiali fiumi di inchiostro versati sull’Ultima Cena, dipinta da Leonardo da Vinci presso il Refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano, scoraggiano ad aggiungere dati significativi ed ulteriori anche nei riguardi dei suoi epigoni e delle sue derivazioni, tra cui la sontuosa serie di serigrafie site-specific realizzate da Andy Warhol in occasione della mostra The Last Supper nel neonato spazio espositivo del Refettorio delle Stelline, anno domini 1987.
A questo proposito giova citare il (davvero poco lusinghiero) commento di Pierre Restany che, visitando la mostra, ebbe a sottolineare come avesse vinto ancora Leonardo. «Perché Andy Warhol ha rispettato l’iconografia leonardesca: con un atto di umiltà veramente raro in lui, se si pensa che, nella gerarchia dei suoi valori, il menefreghismo è al primo posto. Potevamo aspettarci, dal suo dilettantismo assoluto, un Gesù Cristo Superstar; e invece, nulla di tutto questo. Come sempre provocatorio, questa volta però Andy Warhol non è stato irriverente».
Peccato che Restany, in questo slancio di generosità, si sbagliasse, poiché Warhol aveva sottilmente sfregiato questa icona-feticcio di Leonardo utilizzando deliberatamente, per realizzare la sua personale versione della Cena, non una riproduzione dell’originale ma una copia della stessa, probabilmente settecentesca.
Si contano infatti innumerevoli sue copie e derivazioni, a partire da quelle realizzate, praticamente in contemporanea con l’originale, da stretti collaboratori quali Boltraffio e Marco D’Oggiono. Che la Cena serigrafata da Warhol non sia quella leonardesca lo si può intuire da vari elementi, innanzitutto da quelli macroscopici, quali la porzione inferiore della tavolata, che non risulta interrotta, come nell’originale, dall’apertura della porta che nel XVII serviva ai frati per collegare il refettorio con la cucina: mancano pure gli scorci in fuga lungo le pareti, che nell’originale si alternano ai tendaggi laterali.
L’opera di Warhol consiste sostanzialmente in una serie di multipli derivati da una copia, dove il sistema di “scatole cinesi” messo in atto dall’artista suggerisce echi manieristici che vanno a sedimentarsi ulteriormente sullo sterminato deposito di opachi metasignificati attribuibili a quella che già il Vasari, visitando nel 1566 il Cenacolo delle Grazie, definì una “macchia abbagliata”.
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