Senza titolo
- Autore
- Hermann Nitsch
- Data
- 1987
- Tecnica e supporto
- Matita e olio su tela
- Dimensioni
- 100 x 70
- Collezione
- Galleria Crédit Agricole - Refettorio delle Stelline
- Ubicazione
- Milano
Membro di spicco del gruppo Wiener Aktionismus – fondato in Austria verso la prima metà degli anni ’60 e affine alle contemporanee esperienze internazionali dell’happening e della performance art – Nitsch si diploma a Vienna come grafico pubblicitario. Nel 1961 egli realizza i primi Schüttbilder (opere create gettando colore e sangue sulla tela), partecipando a diverse azioni e mostre a Vienna che lo porteranno a tre arresti e diversi processi.
Nel 1968, a causa di vicende giudiziarie, è costretto a trasferirsi in Germania e, ritornato in Austria solo nel 1971, acquista a sud di Vienna il castello di Prinzendorf, dove terrà da quel momento in poi tutte le sue azioni, in particolare gli Orgien-und-Mysterien-Spielen, una serie di performances dove i partecipanti, rigorosamente vestiti in bianco, si scatenano in un macabro rituale che unisce ad elementi dionisiaci altri tratti dalla liturgia cattolica ispirati alla Passione del Cristo, accanendosi su carcasse di animali e manipolandone voluttuosamente le interiora, accompagnati dal suono di un'orchestra. Nitsch a questo proposito afferma come queste azioni ritualizzate, qualora orientate psicanaliticamente, permettano all’elemento dionisiaco di esondare all'esterno dell’inconscio collettivo, esternalizzando impulsi interiori altrimenti compressi e nocivi.
La concezione dell’arte come strumento di catarsi collettiva e la sua relativa teatralizzazione affondano le radici nella tradizione dell’espressionismo austriaco e nella psicoanalisi di scuola viennese, oltre che nella cultura simbolista e decadentista mitteleuropea: gli autori di riferimento per Nitsch sono certamente Antonin Artaud e Donatien-Alphonse-François de Sade, ma pure Sigmund Freud e Friedrich Nietzsche.
Focus opera
Nelle sue opere pittoriche è evidente l’adesione, puramente formale, ai principi dell’action painting, dove la tela viene ripetutamente violentata dall’artista attraverso la manipolazione del pigmento che, ridotto alla gamma cromatica del solo rosso, appare quale materia organica plastica e tattile, variando di intensità, sfiorando il nero nelle aggregazioni più materiche e toccando altrove i timbri accesi del carminio. Nitsch agisce fisicamente sul supporto schiacciando il colore con le mani, addensandolo, spalmandolo, facendolo raggrumare o colare in fitti rivoli. Si compie allora il drammatico passaggio dall’atto performativo all’atto creativo, ove il lungo camice bianco sempre indossato dall’artista durante queste sedute assume un valore liturgico, annullando di fatto la distanza tra l’agente produttore della forma e l’opera stessa.