Proiezioni
- Autore
- Enrico Della Torre
- Data
- 1995
- Tecnica e supporto
- Olio su tela
- Dimensioni
- 73 x 116 cm
- Collezione
- Galleria Crédit Agricole - Refettorio delle Stelline
- Ubicazione
- Sondrio
«Osservando la carta geografica della Lombardia, ho tracciato con una matita una linea retta che da Teglio va a Milano, poi da Milano a Pizzighettone e infine, chiudendo un triangolo, perfettamente isoscele, da Pizzighettone ritorna a Teglio. Rifletto su questa geometrica storia di luoghi come su un destino preordinato e fatale.».
Il percorso artistico di Enrico Della Torre (1931 - 2022) inizia con la giovinezza, trascorsa a dipingere e disegnare tra i gelsi, il grano e la vegetazione fluviale accanto all’Adda. Segue poi un passaggio a Milano dove apre uno studio e avvia un’attività professionale. Infine va alla scoperta della Valtellina, intravista al di là del passo di Caronella, dove grazie allo scultore Mario Negri trova nel 1978 il suo buen retiro. Del sodalizio con Negri, Della Torre ricorda in particolare come entrambi avessero “continuato a coniugare, sia pure in modi diversi, costruttivismo, surrealismo e un astrattismo ispirato al mondo organico, frutto di una cultura tipicamente europea”. L’esperienza parigina del 1957 portava difatti l’artista alla comprensione piena dell’espressionismo astratto di Arshile Gorky, Mark Rothko e Jack Tworkov.
Focus sull'opera
La forma triangolare ritorna di frequente nei sogni e nelle visioni dell’artista in virtù del suo essere una figura “dinamica” e forse a causa della sua arcaicità geometrica che riporta all’immemore struttura trilitica. Una certa “stilizzazione rupestre” sembra governare l’equilibrio di masse anche di quest’opera: dalla stesura parsimoniosa e dagli accordi cromatici nitidi e levigati. Come spesso accade nelle sue pitture, i toni d’ombra, qui organizzati in una vasta fascia longitudinale, nascondono una varietà di cupe velature profonde e raffinate che si possono far risalire al lascito pittorico del Caravaggio.
Il blu turchese che domina superiormente e inferiormente la composizione, rimanda forse a un dettaglio naturalistico, o meglio, paesaggistico perché rassomiglia al colore delle acque dell’Adda che nelle calde giornate di luglio occhieggia stringendosi tra l’inesorabile geometria dei campi e il fianco boscoso delle Orobie. Sarebbe però errato individuare qui dei rimandi puntuali a brani paesaggistici; si tratta piuttosto di un “sapore”, di una suggestione emotiva emanata da particolari accordi cromatici. Quella di Della Torre è dunque un’astrazione non programmatica ma istintiva che giustifica inserti pittorici apparentemente immotivati come quei guizzi lattiginosi che animano la tela al suo centro, ma che al pittore sono necessari per “dare aria” all’intera composizione.