Nella storia della cultura europea non è raro osservare come ci siano dei periodi storici nei quali le varie espressioni culturali – qui intese in senso lato, ovvero come il complesso delle conoscenze e competenze che caratterizzano una determinata società in un dato momento storico – procedono a diverse velocità. Così accadde negli anni ’50 del secolo scorso, quando lo Spazialismo divenne effettivamente una sorte di acceleratore culturale che anticipò la nascita dei computers, dello spazio e della realtà virtuale.
Dopo aver sperimentato il linguaggio post-cubista, anche Roberto Crippa aderì nel 1950 al Movimento Spaziale e, successivamente, al Nucleare. Fu quello il momento in cui si compì il suo radicale passaggio da un astrattismo di stampo geometrico all’Informale.
Focus opera
Questa coppia di olii rappresenta il preludio di tutto ciò che avverrà in seguito: è un momento nel quale Crippa lavora ancora nella direzione di un astrattismo composto, elegante e ritmico, che probabilmente risente del Mondriaan di Broadway Boogie-Woogie (1941-1942). L’organizzazione di masse cromatiche significanti procede quindi sulla falsariga di uno spartito, di uno skyline urbano o, ancora, di un circuito elettrico. Ad ogni modo, certamente un qualcosa di assolutamente contemporaneo e metropolitano, e delineato con la nettezza e un gusto cromatico preciso e calibrato, da information design.