Nello Studio
- Autore
- Gianfranco Ferroni
- Data
- 1960
- Tecnica e supporto
- Olio su tela
- Dimensioni
- 100 x 130 cm
- Collezione
- Galleria Crédit Agricole - Refettorio delle Stelline
- Ubicazione
- Milano
Di origine toscana, Ferroni trascorre l’adolescenza nelle Marche, per poi essere sfollato, nel 1944 a causa della guerra, prima a Tradate e poi a Milano. Autodidatta, tiene la sua prima mostra a Livorno nel 1946 e, tre anni dopo, si iscrive al Partito Comunista, collaborando attivamente alla rivista Realismo, diretta da Raffaele De Grada. Nel 1952 si trasferisce a Milano, dividendo lo studio con Cazzaniga in corso Garibaldi. In questi anni infatti è in contatto con i giovani artisti usciti da Brera, con i quali condivide la necessità di riformare il realismo di tendenza ideologica: Banchieri, Vaglieri, Ceretti, Romagnoni, Guerreschi…
Dal 1957 intraprende, con una predilezione per l’acquaforte, un importante lavoro d’incisione che vede realizzate oltre duecento opere, sia con la tecnica calcografica che litografica. L’anno successivo partecipa alla Biennale di Venezia, alla quale sarà ancora presente nel 1964, ‘68 e ’82.
Dal 1968 al 1972 si trasferisce a Viareggio, iniziando l’ultima fase della propria produzione pittorica: dapprima ritratti di interni di assoluta desolazione, quindi analisi di semplici oggetti inondati da una luce diafana e del tutto nuova.
Antesignano di quest’ultimo periodo appare questo interno con “natura morta”, fatta di piccoli oggetti di lavoro e uso quotidiano dell’artista. Pennini, lapis, sgorbie e flaconi emergono da una sofisticata intersezione di piani d’appoggio, dove una opalescente luce ambientale viene inframmezzata da lampi improvvisi di colore, assommando suggestioni – oltre che, ovviamente, dal realismo esistenziale - anche dallo spazialismo e dalla conoscenza di una certa pittura europea eccentrica, come quella dello svizzero Varlin, forse visto a Venezia, in occasione della 30° Biennale, presso lo Schweizer Pavillon.