La Cène
- Autore
- Daniel Spoerri
- Data
- 1988
- Tecnica e supporto
- Olio su tavola e collage
- Dimensioni
- 22,5 x 28,7 cm
- Collezione
- Galleria Crédit Agricole - Refettorio delle Stelline
- Ubicazione
- Milano
Emigrato a Zurigo nel 1942, Daniel Spoerri ha studiato danza ed è stato primo ballerino dell'Opera di Berna (1954-57); si è poi dedicato alla scenografia e si è interessato di poesia concreta, curando la pubblicazione del periodico Matérial (1955-61).
Nel 1959 si stabilisce a Parigi, legandosi al gruppo dei Nouveaux réalistes, realizzando tableaux-pièges (quadri-trappola): assemblages di oggetti di uso quotidiano, incollati a supporti e ribaltati nell'orientamento, che tendono a fissare momenti e situazioni specifiche.
Se l'interesse per la realtà oggettiva ha scandito tutto il percorso della sua ricerca, fin dalle prime opere Spoerri ha inteso tuttavia enfatizzare le potenzialità simboliche o metaforiche delle sue installazioni ready-made dando anche, in sintonia con le contemporanee ricerche concettuali, particolare rilievo al processo creativo.
E’ lo stesso artista, nato a Galaţi nel 1930, ad affermare di rendersi conto che ogni mattina potrebbe finire per terra, o almeno ipotizza che questo possa accadere: dall’immagine dell’Ultima Cena a quella della tomba il passo è breve. A Daniel Spoerri, giocoliere della parola, questo genere di intrecci linguistici piace particolarmente: infatti la parola tedesca “Gericht” compare nel suo doppio significato culinario e giuridico, di pietanza e corte di giustizia. Vi sono poi gli omofoni “Mahl” (pasto) e “(Grab)mal” (tomba), dallo stesso suono ma dal significato diverso.
Focus opera
Daniel Spoerri vuole che la sua riflessione artistica sul tema dell’Ultima Cena sia intesa come opera senile. Quello che racconta è il lento maturare, lieve e pacato, nell’idea della morte imminente. Un’elaborazione originalissima è costituita certamente dall’assemblaggio del 1988, La Cène, dove su di un rozzo tavolato di legno l’artista ha dipinto con toni schiettamente popolari l’immagine dell’Ultima Cena, imbandendo la santa mensa con povere stoviglie di bambola trovate nei mercatini delle pulci, realizzando così un ingenuo e poetico trompe-l'œil.