Annunciazione

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Autore
Marcello Venusti
Data
1550 - 1562
Tecnica e supporto
Olio su tavola
Dimensioni
55 x 40 cm
Collezione
Creval
Ubicazione
Sondrio

Il quadro in questione venne ritrovato nel 1987 nell’Archivio parrocchiale di Grosotto in Valtellina insieme ad altri beni e arredi seicenteschi appartenenti al santuario del paese. Difatti, veniva ricordato un quadro «della Beatissima Vergine con il figliuolo in braccio et S[an]to Joseffo dopo le spalle di molto valore di mano di m[aest]ro Marcello Venosta di Mazzo» citando anche una Sacra Famiglia tutt’ora conservata nel santuario di Grosotto. 

La paternità del quadro viene assegnata a Marcello Venusti, erroneamente riconosciuto come mantovano o comasca essendo in realtà valtellinese e più precisamente di Mazzo. 

A distanza di poco più di trent’anni dalla scoperta del documento citato sopra, gli storici dell’arte hanno fatto molti passi avanti nella ricostruzione della carriera dell’artista. Se per secoli Marcello ha viaggiato con la patente di “traduttore” ufficiale di Michelangelo, oggi gli viene riconosciuto un ruolo importante negli svolgimenti della “maniera moderna” nell’Urbe. A Roma, Venusti aveva infatti trovato un equilibrio tra grazia raffaellesca e vigore michelangiolesco con un impasto stilistico e una rete di amicizie e committenze che lo portò al successo. Grazie al suo lavoro, l’autore divenne uno dei protagonisti del fenomeno storico e artistico che ha visto la diffusione, in formati ridotti, delle invenzioni messe a punto da Michelangelo.

Si vorrebbe annotare a margine come l’intera produzione del Venusti, se da un lato resta tendenzialmente fedele alle prescrizioni michelangiolesche in termini compositivi, d’altro canto si presenta spesso con dei caratteri decisamente peculiari dal punto di vista narrativo. Laddove Michelangelo sintetizza con efficacissima parsimonia descrittiva i misteri ultraterreni propri di certe rivelazioni evangeliche (la Passione, l’Annuncio a Maria …), Marcello indugia volentieri sugli aspetti affettivi, quotidiani e domestici di tali eventi.

Questo aspetto particolare è rappresentato da questa Annunciazione, che nel 2014 giungeva nella Collezione d'arte Crédit Agricole Italia. Questa piccola tavola trasportata su tela – già sottoposta a vincolo in quanto riconosciuto dipinto «di buona qualità, derivato da un disegno di Michelangelo (…) di un pittore di origini lombarde, di cui pochissime tele sono presenti nei musei pubblici italiani», si presentava ancora in discrete condizioni conservative.

Era accompagnata da un breve report a firma di Enos Malagutti, risalente al 1992 e probabilmente redatto in seguito al restauro e al conseguente trasferimento su tela della superficie pittorica), dove veniva riconosciuta l’ispirazione michelangiolesca del disegno e nel quale veniva segnalato altresì un dipinto analogo nel soggetto conservato in Laterano, già pubblicato da Adolfo Venturi.

L’opera venne sottoposta in tempi brevi a un intervento di pulitura e al consueto iter diagnostico dal quale emergevano principalmente, grazie all’infrarosso, tracce dello spolvero del disegno riportato. Difatti, Venusti era un eccellente disegnatore ed è possibile che si avvalesse in maniera limitata di un disegno preparatorio o di un cartone procendendo probabilmente con uno spolvero molto parco ridotto solo ad alcuni punti considerati strategici per mantenere le proporzioni corrette tra le parti (ad esempio, il profilo dell’ala sinistra dell’angelo).

Anche in questo caso Venusti aveva ideato il dipinto a partire da un ‘cartonetto’ autografo del Buonarroti, oggi conservato alla Morgan Library & Museum di New York, fonte d’ispirazione per altre versioni: le più vicine a questa sono le versioni conservate alla Pinacoteca Manfrediniana di Venezia e al Rijksmuseum di Amsterdam.

Focus sull'opera

Questa Annunciazione si caratterizza per fughe prospettiche scarsamente ariose dove personaggi e arredi vengono compressi entro scorci claustrofobici che enfatizzano la concitazione della scena. 

L’ambientazione è ancora quella della tradizione rinascimentale con un interno domestico caratterizzato da elementi simbolici: il letto attraverso il thalamus virginis che simboleggia l’unione mistica con Dio; la madia con gli sportelli aperti che lasciano intravedere la rocca e il cesto della lana; allusioni alla leggenda secondo cui la Vergine fu allevata nel Tempio di Gerusalemme, tessendo e filando per i sacerdoti; il libro chiuso nella destra di Maria: Isaia, 29, 11-12 «per voi ogni visione sarà come parola di un libro sigillato»; la statuetta del Mosè che infrange le tavole della Legge: l’ordine nuovo che va a sostituire quello veterotestamentario.

Tutto sembra voler ispirare una devozione domestica e introspettiva che nelle intenzioni controriformistiche avrebbe dovuto fungere da contraltare alla pratica protestante della lettura della Bibbia in privato. 

Interessante notare come le opere di Venusti fossero già tendenzialmente allineate con i dettami conciliari, almeno per quanto riguarda alcuni precetti formali. Si tratta in genere di una pittura certamente raffinata ma priva di complicazioni intellettualistiche e, soprattutto, non imperniata (salvo in rarissimi casi, come per la Madonna del silenzio) sui sistemi allusivi e simbolici spesso presenti nei lavori di Michelangelo. La naturale adesione di Venusti ai precetti conciliari in fatto di decoro iconografico non deve stupire. Era infatti nota da tempo, negli ambienti romani, la sua religiosità genuina, austera e proattiva che lo aveva portato ad affiliarsi a diverse confraternite: la società del Santissimo Sacramento in San Marcello, l’Arciconfraternita dei Pellegrini e Convalescenti della Santissima Trinità, la Compagnia di San Giuseppe in Terrasanta alla Rotonda, tra le altre.