Santa Lucia Martire
- Autore
- Pittore emiliano o lombardo
- Data
- ultimo quarto XVI secolo
- Tecnica e supporto
- Olio su tavola
- Dimensioni
- 151 x 69 cm
- Collezione
- Creval
- Ubicazione
- Sondrio
L'opera, presentata sul mercato come appartenente al catalogo delle opere attribuite a Bernardino Luini o al suo ambito, non è ovviamente riferibile a tale contesto, né al periodo in cui l'artista lombardo fu attivo. Oltre ad uno scarto temporale di circa mezzo secolo, occorre anche riconsiderare l'ambito territoriale di pertinenza: l'opera potrebbe essere quindi più prudentemente datata in prossimità dell'ultimo quarto del XVI secolo, e ricollocata in quella regione della bassa pianura Padana che comprende anche l’Emilia.
Nel dipinto, di buona fattura e sottoposto, in seguito all'acquisto, ad un accurato restauro, si possono infatti ravvisare vaghe influenze di matrice lombarda, sopratutto nella fisionomia del volto. La cifra stilistica di sapore lombarda viene però immediatamente trasfigurata dalla dolcezza dell'attitudine e del gesto, che potrebbe ricordare alcuni esiti, per la verità forse un po’ troppo languidi, prodotti dalla scuola emiliana istruita dalla lezione del Correggio. In questo senso andrebbero probabilmente lette anche le molli torsioni del busto e del capo, ma soprattutto le ombre profonde e calde che avvolgono la figura, e che la sprofondano nella nicchia dov’è collocata, di cui si intuisce la presenza per le ombre proiettate e per il basamento sul quale poggia. La coloritura appare tenue e armonica, con una stesura pittorica decisamente dolce e “sgranata”, improntata su toni quasi pastello, ma riaccesa dalla vampata amaranto del manto. Il panneggio, vellutato, lascia emergere la morbida anatomia del ventre della santa.
Il dipinto è da doversi considerare in diretta relazione con il suo pendant, sempre nelle Collezioni Crédit Agricole Italia, che raffigura, ad opera della stessa mano e secondo le medesime modalità, la martire Apollonia. Il fatto che entrambe le figure siano collocate in nicchie appena rischiarate da una fonte luminosa indiretta proveniente da sinistra, sembrerebbe confermare l’ipotesi che entrambi i brani pittorici fossero inseriti nel medesimo contesto: la stesura del pigmento su supporto ligneo potrebbe suggerire che i due pannelli fossero in realtà le ante laterali di un polittico. A questo proposito giova ricordare la diffusione tra bassa mantovana, Emilia e Padania di questa tipologia, ancora a Cinquecento inoltrato, come dimostrano ad esempio le perdute ante d’organo dipinte da Correggio per la chiesa abbaziale di San Benedetto Po (la stipula del contratto è documentata l’8 settembre 1514).