Suddito dell’impero austroungarico perché nato ad Arco di Trento nel 1858, Giovanni Segantini (1865 - 1899) arriva a Milano nell’aprile del 1865. Orfano e apolide, dopo turbolenti anni di vagabondaggio, riformatorio e formazione artistica, diventa un pittore di successo nella Milano della fine dell’800, assimilando le maniere del naturalismo lombardo di Binachi, Carcano, Cremona e Conconi.
Dalla scintillante metropoli lombarda intraprende un percorso visionario e spregiudicato che lo porta prima a Savognin nei Grigioni, infine, e per sempre, in Engadina dove si compie il suo destino artistico e umano che, tra trasfigurazione artistica, comunione con la natura e voglia di riscatto sociale, lo consacrerà tra i grandi della pittura europea di sempre.
Nel 1883, il dipinto Ave Maria a trasbordo vinse la medaglia d'oro all'esposizione internazionale di Amsterdam; Alla stanga (1886) riscosse immediatamente un notevole successo tanto da essere acquistato dallo Stato italiano per la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma dove è tuttora esposto.
Negli anni supremi della sua produzione artistica (1886 - 1899), Giovanni Segantini ha modo, grazie alla tecnica divisionista, di diventare un punto di riferimento per la pittura europea dopo l’Impressionismo; di porsi alla pari con Van Gogh ed Ensor, e di anticipare il Simbolismo e la Secessione Viennese. Il Trittico delle Alpi (1896-99, Sankt Moritz, Museo Segantini), una sorta di monumentale retablo laico, costituisce il culmine della sua esperienza artistica.
Focus sull'opera
La moda milanese della natura morta a carattere floreale affonda le proprie radici nel Biedermeier viennese, e ha un tale successo nella metropoli meneghina da spingere l’Accademia di Brera a istituire, nel 1861, una cattedra di “Decorazione pratica e Pittura floreale”, diretta inizialmente da Luigi Scrosati (1814-69). Tra i suoi banchi si forma tutta una generazione di pittori, che individua in questo genere pittorico un modo rapido e sicuro per realizzare piccoli guadagni, poiché le composizioni floreali avevano un certo mercato anche tra la piccola borghesia, dati i costi contenuti.
Già in proprietà della famiglia Turri a Milano, questo pendant floreale di rose e ortensie mostra un’attenzione al dato naturalistico che però viene stemperato da un’esigenza di eleganza compositiva che, secondo Luciano Budigna (1962), anticiperebbe la ricerca stilistica dell’ultimo periodo segantiniano, improntato ad un deciso simbolismo con alcune tendenze decorativiste, tenute sottotraccia dalla sua formazione a contatto con il naturalismo lombardo. Segantini generalmente mostra uno scarso interesse per questo genere pittorico: infatti per lui la composizione floreale è essenzialmente un pretesto per studiare i contrasti luce\colore ed i valori atmosferici. Diverso il discorso per le nature morte di verdura e cacciagione dell’ultimo periodo milanese-brianteo (1881 - 1886), che invece si rifanno alla grande tradizione lombarda tardorinascimentale e barocca.