Il Correggio mostra alla badessa Giovanna Piacenza alcuni disegni per gli affreschi nella Camera di S. Paolo

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Autore
Giorgio Scherer
Data
Metà XIX secolo
Tecnica e supporto
Olio su tela
Dimensioni
131 x 96 cm
Collezione
Cariparma
Ubicazione
Parma

Allievo di Francesco Scaramuzza presso l’accademia di Belle Arti di Parma, assieme all’Affanni e a Cletofonte Preti, Giorgio Scherer (1831 - 1896) diventa copista di dipinti antichi per la duchessa Luisa Maria di Borbone, a Venezia. Nel 1856 risiede a Roma, da dove, come saggio di pensione, invia a Parma un Alcibiade e la copia de La Poesia di Raffaello in Vaticano, poi esposta in maniera permanente dal 1856 presso la Camera di San Paolo a Parma. L’anno seguente rientra a Parma, esponendo a Piacenza e presso la Società d’Incoraggiamento: dal 1861 al 1864 lo Scherer insegna figura e paesaggio nel Collegio Militare di Parma, sempre partecipando alle mostre cittadine e nei principali capoluoghi del centro e nord Italia; infine nel 1891 a Chiavari affresca nella chiesa di Nostra Signora dell’Orto.
A livello stilistico, lo Scherer ha saputo integrare, nell’ambito di una pittura molto convenzionale di sapore borghese, alcune istanze derivanti dal realismo e finanche dall’impressionismo.

Focus sull'opera

Il “romanticismo storico” tanto in voga nell’Ottocento viene, in questa tela, declinata da Scherer sui temi della mitologia corregesca e, oltre ad ispirarne il soggetto, pare influenzarne anche la stessa stesura pittorica, caratterizzata da occasionali sfocature dei colori di matrice neocorregesca.

Il dipinto rappresenta un ipotetico incontro tra lo stesso Antonio Allegri e la colta badessa Giovanna Piacenza che nel 1518 aveva commissionato al pittore gli affreschi della celebre camera picta di San Paolo, presso l’omonimo convento benedettino femminile parmense. Oltre ai due protagonisti, la scena mostra quattro tra monache e novizie e un anziano gentiluomo, reso attraverso una stesura pittorica granulare ed iridescente. Nella parte superiore della tela si intravedono i ponteggi e le parti già affrescate della volta, dove una culla ad intrecci vegetali lascia emergere putti e lunette monocrome con personaggi mitologici.