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Vino, consumi mondiali in calo ma l'Italia tiene

Gli acquisti di vino su scala globale sono in affanno. I motivi sono da ricercare nel cambiamento dei modelli di consumo e nelle difficoltà congiunturali. Ma secondo gli esperti l’Italia sta dimostrando più anticorpi dei competitor, a partire dalla Francia.

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Gli acquisti di vino su scala globale sono in affanno. I motivi sono da ricercare nel cambiamento dei modelli di consumo e nelle difficoltà congiunturali. Ma secondo gli esperti l’Italia sta dimostrando più anticorpi dei competitor, a partire dalla Francia.

Per quanto riguarda le quotazioni, a fronte di una vendemmia 2023 con il raccolto più scarso degli ultimi decenni, l’indice Ismea dei prezzi alla produzione restituisce per la campagna 2023/24 un incremento dei listini generali intorno all’11%, maturato però con contributi diversi da parte dei singoli segmenti. 

Mentre sono cresciuti molto i vini da tavola (+42%, con i rossi meglio dei bianchi), le Igt hanno registrato un incremento ben più modesto (+4%), e i vini Dop hanno mostrato un segno negativo, soprattutto tra i bianchi. Risultano poi sempre più evidenti le disomogeneità all’interno delle singole Dop. Tra i capitoli fondamentali per comprendere il mercato, quello relativo alle scorte.

Dai dati di Cantina Italia risulta che a fine luglio i vini in giacenza erano il 14% in meno rispetto allo stesso periodo del 2023 a fronte però di una produzione che ha fatto mancare il 23%. Si evince come nel corso di questa campagna i trend di uscita del vino dalle cantine siano stati piuttosto lenti, spia di un mercato che fa fatica ad assorbire con regolarità il prodotto.  Sul fronte della domanda, infatti, i consumi delle famiglie italiane risultano in lieve calo rispetto alla prima metà dell’anno scorso, e i segnali positivi dai mercati esteri non bastano a bilanciare le perdite interne.

Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Uiv-Ismea su dati Istat, il primo semestre 2024 si è chiuso con risultati meno brillanti di quanto ci si aspettasse, a +2,4% sui volumi e +3,2% in valore rispetto allo stesso periodo del 2023, complice una primavera sottotono rispetto al primo quadrimestre (ad aprile si registravano ancora crescite del 6-7%). Per quanto riguarda le vendite all’estero sono gli spumanti (con +11% in volume e +7% in valore), a tenere a galla la barca Italia. Sfusi e bag in box, invece, hanno visto scendere le consegne del 6% e 5%.

Reggono i vini in bottiglia grazie soprattutto alle Igt. Secondo gli analisti le performance non così negative dell’Italia sono dovute anche al fatto che i principali competitor (Francia in primis), stanno andando peggio.  

Tra i principali Paesi di destinazione male però gli Stati Uniti, che ad agosto hanno fatto segnare un -13%, facendo precipitare il cumulato da gennaio a un -8%. Anche Oltreoceano reggono gli spumanti, che pur con un lieve calo agostano (-1,5%), nei primi otto mesi si mantengono in terreno positivo (+1,5%). Diversa invece la situazione per i vini fermi, con bianchi (-13% rispetto ad agosto 2023) e rossi appaiati a -8% e i rosati a -11%.

Secondo le rilevazioni dell'Osservatorio Uiv, la “locomotiva” spumanti è arrivata ormai a rappresentare il 35% delle vendite di vino italiano negli Stati Uniti a fronte di una quota generale degli sparkling negli Usa ferma al 9%. Una tipologia, quella delle bollicine tricolori, che, complici i wine cocktail, cresce nonostante tutto e in assoluta controtendenza rispetto al totale mercato degli sparkling (-7,4% i volumi) e agli champagne francesi, in profondo rosso a -13%.

Tra i vini fermi italiani più richiesti negli States è difficile invece trovare segni più ad eccezione del Brunello di Montalcino (+5%) e la tenuta del Chianti Classico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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