Il latte in Italia fa volare la Dop Economy
Dal latte italiano nascono i formaggi che rappresentano la prima voce della Dop economy del cibo con un valore al consumo di 8,6 miliardi di euro. L'Italia produce circa 14 milioni di tonnellate di latte di cui 13,6 consegnate ai caseifici (il 95% di latte bovino), grazie al lavoro di quasi 25mila aziende. Circa la metà viene impiegata per la produzione delle eccellenze casearie, con ben 56 formaggi a denominazione d’origine tra Dop e Igp. E nel 2023 l'export di formaggi e latticini prodotti da aziende italiane ha fatto registrare una crescita in valore del 12%, arrivando a sfiorare i 5 miliardi di euro. Le cifre sono frutto di un’elaborazione di Coldiretti su dati Ismea-Qualivita, diffusi in occasione della Giornata mondiale del latte celebrata l’1 giugno.
Allargando lo sguardo ai Paesi dell’Unione europea, un report di Eurostat (l'ufficio statistico comunitario), fa sapere che nel 2022 le aziende agricole dei 27 hanno prodotto circa 160 milioni di tonnellate di latte crudo. La maggior parte della produzione viene consegnata ai caseifici e solo 9,8 milioni di tonnellate sono utilizzate nelle aziende agricole, consumate dalle famiglie degli agricoltori, vendute direttamente ai consumatori, utilizzate come mangime o trasformate direttamente. Eurostat segnala che dei 149,9 milioni di tonnellate di latte consegnato ai caseifici, 145,6 milioni di tonnellate erano latte vaccino, il resto pecorino, caprino e bufalino.
Tra i prodotti freschi ottenuti, i caseifici nell'Unione europea – registrano gli analisti – hanno prodotto 22,5 milioni di tonnellate di latte alimentare e 7,7 milioni di prodotti lattiero-caseari acidificati. Per quanto riguarda i manufatti, i caseifici hanno invece prodotto 2,3 milioni di tonnellate di burro da 46,4 milioni di tonnellate di latte intero, 10,4 milioni di tonnellate di formaggio da 59,2 milioni di tonnellate di latte intero e 16,9 milioni di tonnellate di latte scremato, tre milioni di tonnellate di latte in polvere e 55,9 milioni di tonnellate di siero di latte.
E negli ultimi giorni di maggio si è tenuta anche l’assemblea annuale di Assolatte, che ha fatto il punto sullo stato di salute dell’industria casearia italiana. “La crescita dei costi di produzione, gli elevati tassi di interesse, le storiche difficoltà competitive non hanno impedito al settore di chiudere l’anno con una crescita di produzione (+2,2%) ed export (+5,7%), in controtendenza rispetto all’industria nel suo complesso” si legge in una nota dell’associazione presieduta da Paolo Zanetti.
“Le imprese di trasformazione hanno così garantito crescita, occupazione, ricchezza ed elevati redditi, anche in campagna – ha sottolineato Assolatte – dove continuano a riconoscere prezzi maggiori di quelli del resto d’Europa (+10%) e in aumento rispetto a quelli degli ultimi anni (+6% rispetto al 2022 e addirittura +40% rispetto al 2021)”.