A plastic world: come gestire tutta la plastica che non ci serve più?
La plastica è stata una grande scoperta, ma è difficile da smaltire. E rischia di soffocare il nostro ambiente e i nostri oceani. L’urgenza del tema e l’evoluzione tecnologica stanno però creando nuove opportunità. Anche d’investimento.
Si chiama Boyan Slat, è un giovane olandese di 23 anni e ha preso il largo con la sua operazione “Ocean Cleanup”[1], puliamo gli oceani. Destinazione, la Great Pacific Garbage Patch: una raccolta di detriti marini nell’Oceano Pacifico settentrionale nota anche come il “vortice della spazzatura del Pacifico”. La zona è costituita principalmente da plastica, attrezzature da pesca e altri rifiuti che non si biodegradano. Ciò, come si può immaginare, può essere dannoso per la vita marina e per la catena alimentare.
Tenuta insieme dalle correnti oceaniche, la Great Pacific Garbage Patch si estende su un’area di circa 1,6 milioni di chilometri quadrati – circa il doppio del Texas, per capirci – e rappresenta un pericolo per la fauna marina: basti pensare che ogni anno fino a 1 milione di uccelli marini e 100mila mammiferi marini perdono la vita a causa dell’ingestione di plastica o perché rimangono impigliati nei materiali di scarto che non dovrebbero essere in mare[2].
Ma non è l’unica nel suo genere.
Non c'è solo la grande isola del Pacifico
Nelle sterminate acque degli oceani del nostro pianeta sorgono altre isole fatte non di sabbia e palme, ma di plastica. Di fatto, ci sono accumuli di spazzatura in ognuno dei cinque principali vortici oceanici: Nord Atlantico, Sud Atlantico, Nord Pacifico, Sud Pacifico, Oceano Indiano. Un’altra isola di plastica molto nota, per esempio, è la Indian Ocean Garbage Patch, al largo delle coste africane (tra l’Africa e l’India, per intenderci): si estende per un’area di circa cinque milioni di chilometri quadrati.
Insomma, il tema è immenso come i nostri oceani. E noi possiamo renderci spettatori passivi del fenomeno o considerarlo per quello che, in effetti, è: una chiamata all’azione. La produzione e l’uso di plastica hanno creato nel tempo una vera e propria crisi ambientale: la plastica ha rivoluzionato molte industrie e, al contempo, ha causato un grave inquinamento degli oceani, minacciando la vita marina e l’equilibrio degli ecosistemi, che richiede con urgenza una gestione più responsabile e sostenibile.
Un problema da affrontare
Secondo un recente studio del 5 Gyres Institute[3], pubblicato a marzo 2023 sulla rivista Plos One, gli oceani del mondo subirebbero l’inquinamento di uno “smog di plastica” composto da 171 trilioni di particelle che, se raccolte, peserebbero circa 2,3 milioni di tonnellate.
Il rapporto Plastic Circularity redatto da S&P Global[4] ha evidenziato che il problema dell’inquinamento da plastica sta crescendo in modo inarrestabile. Il mondo produce il doppio dei rifiuti di plastica rispetto a due decenni fa, e la maggior parte finisce in discarica, viene incenerito o riversato nell’ambiente. Soltanto una piccola parte è riciclata con successo.
Il WWF[5] fa notare che “ogni minuto vengono acquistate un milione di bottiglie di plastica e utilizzate più di un milione di buste. Di tutta la plastica prodotta, oltre il 70% è già diventato un rifiuto. Di questa plastica scartata, in media nel mondo solo il 9% è stato riciclato, mentre il 79% è finito nelle discariche e nell’ambiente terrestre e marino”. Solo negli oceani ogni anno finiscono 11 milioni di tonnellate di plastica, contaminando specie e habitat.
Negli ultimi decenni la produzione di plastica è aumentata vertiginosamente, soprattutto quella monouso, e i sistemi di gestione dei rifiuti non hanno tenuto il passo: proprio la gestione inadeguata dei rifiuti è la principale fonte di inquinamento, ma anche le microplastiche provenienti da pellet industriali, tessuti sintetici, segnaletica stradale e usura degli pneumatici rappresentano una seria preoccupazione.
Vincere la sfida investendo
Il problema della crescente produzione globale di plastica va affrontato su diversi fronti: riduzione, riciclo, regolamentazione, ma anche una nuova concezione della plastica.
- La riduzione è un’opportunità di investimento, con programmi di gestione dei rifiuti che favoriscono aziende e start-up.
- Il riciclo è un altro pilastro fondamentale, con l’Unione Europea che mira a rendere tutti gli imballaggi di plastica riciclabili o riutilizzabili entro il 2030, stimolando in questo modo lo sviluppo tecnologico a esplorare nuove frontiere e soluzioni.
- A tal riguardo, le regolamentazioni diventeranno più stringenti e andranno a premiare le società che scelgono strategicamente, e non solo tatticamente, la strada della sostenibilità.
In un mondo in cui la consapevolezza ambientale sta crescendo, gli investitori possono fare la differenza, scegliendo soluzioni innovative e sostenibili.
Ma anche il mondo della finanza può fare la sua parte. Scegliendo di finanziare le aziende attente ai temi ambientali e impegnate nella trasformazione verso un modello di business circolare e sostenibile, si possono conciliare nel lungo termine due obiettivi: la ricerca di rendimento e il contributo per l’ambiente e per il pianeta.
Come sempre però è meglio affidarsi a un consulente finanziario che potrà orientare le decisioni di investimento con professionalità e competenza in coerenza con il profilo di rischio di ciascuno.