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Trend d'investimento

Nuova Via della Seta per il commercio internazionale

La Cina punta a rilanciare il commercio internazionale con un progetto di infrastrutture che arriverà a veicolare un terzo di tutti gli scambi internazionali e che coinvolgerà più del 60% della popolazione del pianeta.
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“Qui si fa molta seta”. Con queste parole, Marco Polo descrisse più di duemila anni fa l’economia della provincia cinese del Catai, caratterizzata dalla produzione della seta. Il tessuto arrivava in Europa attraverso un percorso preciso, che univa Oriente e Occidente: la Via della Seta, appunto. Oggi dalla Cina arriva una miriade di merci di ogni tipo, dai componenti tecnologici all’abbigliamento a basso prezzo. Un commercio più che fiorente, che ammonta solo tra Europa e Cina a qualcosa come 600 miliardi di euro. Questa quota è destinata a crescere grazie al progetto cinese “One belt one road”, lanciato a partire dal 2013. Un programma di finanziamenti e infrastrutture che, secondo la Banca Mondiale, è il più grande piano di investimenti mai realizzato prima, superando di almeno 12 volte il celebre Piano Marshall. 


Cos’è la Nuova Via della Seta?

Nuova Via della Seta è l’espressione coniata dai media occidentali per definire la Belt and Road Initiative (BRI), in cinese Yi dai yi lu, ovvero una cintura e una strada. Il progetto fu formalmente presentato al mondo nel 2013 appena dopo l’insediamento del presidente Xi Jinping e rappresenta, secondo molti, il più grande progetto di diplomazia economica dopo il Piano Marshall, destinato a rivoluzionare l’assetto economico e geopolitico del mondo intero. Strade, ferrovie, porti e centrali energetiche: ecco come si svilupperà la Nuova Via della Seta, che punta a diramarsi in due direttrici principali da Est a Ovest, entrambe con meta finale l’Europa.

  • Una direttrice sarà la “One Belt”, che rappresenta un network di strade, linee ferroviarie, infrastrutture energetiche e reti per le telecomunicazioni, dalla Cina fino all’Europa attraversando l’Asia Occidentale, l’Asia Centrale e la Russia.
  • L’altra sarà la “One Road”, una rete di scali portuali e infrastrutture logistiche che connetterà l’Estremo Oriente con il mercato europeo attraverso le direttrici oceaniche e il canale di Suez.

L’importanza strategica del progetto

Un viaggio turistico dal mare del Nord al mar della Cina? Entro pochi anni potrebbe non rappresentare solo una fantasia. La Nuova Via della Seta prevede infatti la costruzione di una fitta rete ferroviaria e autostradale entro il 2024, la quale permetterà di viaggiare a quattro corsie da Amburgo a Pechino. Ma non è il turismo l’obiettivo principale del progetto: secondo i cinesi, questi nuovi collegamenti rappresentano un pacifico rilancio della globalizzazione e del libero commercio, basato sulla logica del “win-win”, ovvero dei mutui benefici per i Paesi partner. Se pensiamo alle tempistiche attuali di spedizione delle merci, il progetto sembra essere realmente una manna dal cielo per il commercio tra Oriente e Occidente: attualmente il cammino delle merci dalla Cina all’Europa c’impiega circa 30 giorni, poiché la maggior parte dei prodotti viaggia via mare, e solo caricare un container su una nave può richiedere alcuni giorni. I tempi di spedizione per via ferroviaria, invece, sono più brevi di circa la metà, ed è per questo che la costruzione di una rete ferroviaria che unisca i due continenti potrà cambiare radicalmente non solo il modo di trasferire le merci, ma anche l’economia stessa dei Paesi esportatori.


Chi finanzierà il progetto?

Sarà la Cina a prendersi carico della maggior parte degli investimenti necessari per finanziare il progetto. Che, secondo l’Hong Kong Trade Development Council (HKTDC), sarà molto costoso: si stima che per essere realizzata la Belt and Road avrebbe bisogno di investimenti pari a circa 12 volte quelli avviati per la realizzazione del Piano Marshall. Da dove verranno i soldi necessari? Tra i soggetti che sostengono l’iniziativa di Xi ci sono alcune policy banks cinesi, come la China Development Bank, la Asian Development Bank e la New Development Bank, che hanno messo a disposizione 100 miliardi di dollari ciascuna. La Cina ha creato oltretutto un apposito fondo di investimenti pubblico, il Silk Road Fund, che attualmente conta su una dotazione di 40 miliardi di dollari a cui si aggiungono, come già accennato, i contributi della Asian Development Bank e della New Development Bank (la banca per lo sviluppo dei BRICS). La Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), inoltre, dovrebbe raccogliere tutti gli investimenti necessari al miglioramento delle infrastrutture ferroviarie e portuali dei Paesi coinvolti, complessivamente stimati in 1.800 miliardi di dollari in 10 anni.


A che punto siamo (e come investire)

Attualmente il progetto coinvolge 119 Paesi e la Cina ha già siglato accordi di cooperazione con 105 di questi (tra cui l’Italia). Si prevede che entro il 2050 saranno realizzati 7.000 progetti infrastrutturali, stando però sempre attenti a mantenersi nell’area di manovra concessa dagli Accordi di Agevolazione al Commercio della WTO. Tutto ciò detto, un investitore che volesse beneficiare delle “sorti magnifiche e progressive” del Regno di Mezzo, come dovrebbe muoversi? Superate alcune barriere all’entrata nei mercati finanziari cinesi, oggi banche e fondi di investimento possono acquistare, oltre alle azioni di classe H quotate sul listino di Hong Kong, anche i titoli quotati a Shanghai e Shenzen. Ancora vietato, invece, l’acquisto diretto da parte di investitori privati. Una soluzione, per questi ultimi, può essere investire in fondi d’investimento sull’azionario e/o sull’obbligazionario cinese. Il che rimette al centro la figura del consulente finanziario di riferimento, che ci può assistere nell’analisi e nella selezione delle opportunità che si stanno aprendo a Oriente.