Uscire dalla liquidità: alla scoperta del PAC
Lo abbiamo già detto: i risparmiatori italiani hanno una passione inestinguibile per la liquidità1, intesa come presenza nei loro portafogli non solo di cash ma anche di strumenti celermente convertibili in denaro (conti, depositi, BOT, e via dicendo). E la giusta dose di liquidità, in effetti, fa anche bene. Ma il troppo, anche in questo caso, storpia. Innanzitutto, perché, al contrario di quanto si pensa, la liquidità non è priva di rischio: c’è il pericolo, infatti, che venga erosa dall’inflazione. In più, avere troppo cash incoraggia a spenderlo. Infine, la storia ci insegna che nel lungo periodo i mercati tendono a recuperare, dunque conviene investire e restare investiti, in linea con i propri obiettivi. Tutto ciò premesso, la domanda diventa: come investire?
Le trappole dell’emotività
La prima cosa che potrebbe venire in mente a chi decide di investire un po’ dei suoi risparmi è: ok, mi metto lì e scelgo un’azione o un’obbligazione che mi sembra che stia facendo bene. Giusto, no? No. Il “fai-da-te” del medio risparmiatore italiano – abbastanza a digiuno di nozioni finanziarie anche basilari, come ci ha detto la CONSOB nel IV Rapporto sulle scelte finanziarie delle famiglie italiane – è spesso e volentieri dominato dall’emotività, con mosse dettate dall’euforia o dal panico, un saliscendi che fa sì che l’investitore entri sui mercati quando sono ai massimi ed esca quando invece sono ai minimi. Comprando a prezzi alti e vendendo al ribasso, che non è mai la tattica migliore per i propri soldi. Queste esperienze, poi, alimentando l’ansia di sbagliare, spesso inducono all’immobilismo.
Il miraggio del market timing
Il giusto tempismo potrebbe fare la differenza: ma purtroppo il tempismo giusto non è alla portata del comune risparmiatore. In gergo tecnico si chiama “market timing”. Anche qui la storia insegna che chi non è un professionista o un investitore di lungo corso generalmente ottiene risultati pessimi nel tentativo di seguire tale pratica. E ciò accade proprio perché i risparmiatori si fanno sviare dall’emotività, comprando e vendendo nel momento sbagliato. Quindi, ricapitolando: l’eccesso di liquidità fa male, ma iniziare a investire facendo da sé può essere fonte di dolori più o meno intensi e può così convincerci definitivamente che il male minore è restare ancorati alla liquidità. La quale, però, come accennato, non è esente da controindicazioni ed effetti collaterali. Come si esce da questo circolo vizioso?
Concentrarsi sull’obiettivo
Innanzitutto, non facendosi distrarre dal “rumore” delle ultime notizie e rimanendo concentrati sull’obiettivo. Da anni in Italia esiste uno strumento che in questo ci può aiutare, stimolandoci a mantenere una certa disciplina e un focus sul lungo termine: è il PAC, il Piano di Accumulo del Capitale. Il PAC ha i requisiti per avvicinare al risparmio anche chi non ha chissà quali capitali da investire, consentendogli di modulare la frequenza e l’ammontare dei versamenti. L’acquisto delle quote del fondo, infatti, avviene in tempi diversi e, quindi, a prezzi diversi, facendo da efficace antidoto al market timing e riducendo la volatilità complessiva dell’investimento.
Come funziona, esattamente?
La quota di risparmio che intendiamo destinare all’investimento non viene investita tutta insieme ma, appunto, con una dilazione temporale: a cadenza regolare, mensile, trimestrale o di altro tipo, mettiamo una cifra del tutto sostenibile – 50, 100, 150 euro – in questa sorta di salvadanaio che è appunto il PAC. Solo che, al contrario del salvadanaio a porcellino, questo è costituito da strumenti finanziari. E i soldi che ci mettiamo dentro hanno un rendimento potenziale interessante, generalmente tale da contrastare l’inflazione. Tipicamente, l’obiettivo è totalizzare nel medio-lungo periodo un capitale maggiore della somma dei versamenti periodici effettuati. Chiunque riesce a risparmiare qualcosa nel mese (o nel bimestre, o nel trimestre), al netto delle spese correnti come l’affitto, il cibo, i viaggi, il tempo libero, può iniziare a investire con questa modalità.
Ricapitolando: i vantaggi del PAC
Innanzitutto, distoglie l’attenzione dal market timing, aiutando l’investitore dal punto di vista psicologico a mantenere la barra dritta. In virtù di ciò, consente di costituire un capitale investendo risparmi anche modesti con gradualità e poco stress. Peraltro, si può combinare con altri strumenti finanziari, come per esempio il PIC (Piano di Investimento del Capitale). Come sempre, nel valutare le diverse offerte bisogna fare attenzione ai costi.
In ogni caso, l’investimento ricorrente e pianificato di lungo periodo sembra la soluzione più appropriata per il piccolo risparmiatore, soprattutto nei periodi di incertezza come l’attuale, tra tensioni geopolitiche, guerra commerciale e rallentamento della crescita in atto. Ma al PAC bisogna affiancare un’importante attività di consulenza, che aiuti a impostare un portafoglio adeguatamente diversificato, di cui il Piano di Accumulo sia parte.