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Pensare alla pensione è importante. Soprattutto se si è giovani

L’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite lasciano presagire un futuro nel quale l’assegno pensionistico pubblico sarà sempre più magro. Cerchiamo di capire cosa fare già oggi per assicurarsi una pensione adeguata domani.
bisognipensioneprevidenza

"Chissà se la vedremo mai, la pensione" è una battuta che spesso gli under 50 fanno, forse per esorcizzare l’ansia del futuro. Perché sì, è vero: i numeri della previdenza pubblica e le tendenze in atto fanno sorgere più di qualche dilemma. Si vive tutti più a lungo, e per contro non si riempiono abbastanza culle da compensare col tempo questo trend. Non a caso, in riferimento all’Italia (ma la cosa riguarda tutti i Paesi più avanzati), si parla di “inverno demografico”.

Perché è importante pensare alla pensione?

Perché nel futuro di molti Gen X e Millennial – le due generazioni nate tra il 1965 e la metà degli anni Novanta – si profila una pensione a 70 anni o quasi, con assegni mediamente molto più modesti in confronto agli ultimi redditi dichiarati. E non andrà certamente meglio – anzi – alle Generazioni Z e Alpha, quelle cioè dei giovani e giovanissimi.

Ma c’è tempo per pensarci… oppure no? Mettiamola così: il futuro reddito pensionistico è un po’ come la dimora dei vostri sogni. È tanto più solida e sicura e ha tante più stanze quanto più ci lavoriamo e investiamo soldi. Ed è chiaro che è un lavoro che richiede anni. Ma è fondamentale, per far sì che ognuno riesca a mantenere il tenore di vita al quale è abituato.

Tutto ciò premesso, la domanda è una sola.

Come si costruisce il reddito pensionistico?

Il reddito pensionistico poggia su tre pilastri (tanto per restare nella metafora edile).

  • Primo pilastro: previdenza obbligatoria

Nell’arco della vita lavorativa, una parte della retribuzione è obbligatoriamente destinata ai cosiddetti “contributi previdenziali”, utilizzati per pagare le pensioni di chi ha già cessato di lavorare. Conclusa l’attività lavorativa, chi ha versato con regolarità i contributi previdenziali e ha maturato i requisiti incassa l’assegno pensionistico staccato dall’INPS (o da una delle casse previdenziali professionali).

  • Secondo pilastro: fondi pensione negoziali

Nascono da accordi tra organizzazioni sindacali da una parte e un settore, una categoria o un’azienda dall’altra. Datore di lavoro e lavoratore versano i loro contributi a cadenza mensile. I lavoratori dipendenti possono destinarvi il Trattamento di Fine Rapporto (TFR). I soldi così accantonati vengono gestiti da società specializzate, che li impiegano sui mercati finanziari attraverso varie linee d’investimento chiamate “comparti”.

L’idea è ritrovarsi, alla fine, con un capitale (detto “montante”) superiore alla somma dei versamenti effettuati, perché appunto fatti fruttare attraverso opportuni investimenti.

  • Terzo pilastro: previdenza integrativa

Ne fanno parte i fondi pensione aperti e i Piani Individuali Pensionistici (PIP). Si tratta di prodotti rivolti alla totalità dei risparmiatori, che non contemplano quindi il requisito di appartenere a questa o quella categoria, professione o azienda.

Funzionano in modo molto simile ai fondi pensione negoziali: i contributi vengono raccolti e destinati a un comparto scelto dal risparmiatore con l’obiettivo di generare un montante da convertire in rendita al momento del pensionamento (in tutto o in parte).

Previdenza integrativa: raccomandata ai giovani

Ma perché mai, oggi, un ventenne che ha tutta la vita davanti dovrebbe interessarsi alla pensione? Appunto perché, come dicevamo, per costruirsi una rendita pensionistica solida e convincente ci vuole tempo. Ed è bene cominciare il prima possibile. D’altro canto, proprio il progressivo innalzamento dell’età media della popolazione italiana – determinato dal fatto che viviamo tutti di più, ma facciamo meno figli – implica che l’attuale sistema avrà il fiato sempre più corto.

Questo nonostante la riforma Dini, che nel 1995 ha introdotto il sistema contributivo in sostituzione del vecchio (e fin troppo generoso) sistema retributivo per quanti all’epoca erano ancora nel mercato del lavoro e per chi ci è entrato in seguito. E d’altra parte, una pensione commisurata ai contributi versati fa sì che le interruzioni di carriera, con i relativi contributi non versati, e i lavori precari o malpagati si traducano in assegni più bassi. E indovinate chi è più esposto al rischio di precarietà e/o discontinuità di carriera? Proprio gli under 50. Dalla Gen X alla Gen Z, passando per i Millennial.

Ecco perché giocare d’anticipo è importante. Soprattutto se oggi avete 20, 30 o 40 anni, è assolutamente opportuno cominciare a costruirsi una rendita aggiuntiva per il futuro. Come? Con un fondo pensione aperto, per esempio, o con un PIP. Ma anche un Piano di Accumulo del Capitale può fare al caso vostro.

Previdenza integrativa e benefici fiscali

Dell’importanza – per tutti – di costruirsi un reddito da pensione più corposo con l’ausilio degli strumenti offerti dalla previdenza integrativa è ben consapevole anche lo Stato, che al risparmio previdenziale riconosce una serie di agevolazioni fiscali.

Di questo, come di ogni altro punto che abbiamo toccato, potete parlare con il vostro consulente finanziario, che di certo sa quant’è importante investire per il futuro. Così come sa in che modo indirizzarvi, alla luce dei vostri obiettivi e del vostro profilo.